L'ultimo viaggio by Antonio Bloise

L'ultimo viaggio by Antonio Bloise

autore:Antonio Bloise [Bloise, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
Tags: thriller
editore: Indipendente
pubblicato: 2014-11-14T23:00:00+00:00


32.

Pioveva!

Nonostante facesse caldo e la mattinata fosse stata soleggiata, adesso stava piovendo. Nel primo pomeriggio, delle nuvole minacciose si erano addensate in cielo e in pochi attimi Roma si era trovata impreparata di fronte ad un inaspettato acquazzone primaverile. E quella pioggerellina di tarda serata, pareva rabbuiare ancor di più la mente dell’ispettore Grabbi, sempre più immerso negli enigmi mortali lasciati dall’assassino.

“Pericoloso senno invoglia…” ripeteva mentalmente mentre riscriveva la frase. Che diavolo significava questa volta? Qual era il suo nuovo messaggio?

E poi c’era il coccio insanguinato. Che luogo poteva mai indicare?

“Maledetto!” imprecò Grabbi capendoci poco.

Avvertì un profondo senso di impotenza. In cuor suo sapeva che sarebbe stato difficile per chiunque capire che la pietra ritrovata nella bocca della vittima indicasse la bocca di pietra dell’orco di Bomarzo. Lui aveva fatto il massimo. Adesso però, aveva un elemento in più: sapeva che doveva associare il coccio insanguinato a un luogo. Ma era proprio questo il motivo del suo scoramento. Nonostante l’aggiunta di un’informazione così rilevante, non riusciva a comprendere dove avesse potuto commettere il prossimo omicidio.

E chissà quante altre cose gli stavano sfuggendo.

Cercò di procedere con ordine. Decise di partire dalla frase.

“Allora: pericoloso senno… ragione, intelletto… invoglia, stimola… l’ingegno assassino… cioè la sua mente criminale” e nel dire questo, dedicò un ultimo commovente pensiero ad Irene. “Quindi” riprese “grazie al suo intelletto, forse la psicologa aveva scoperto quello che non avrebbe dovuto scoprire, attirando su di sé le attenzioni dell’assassino. Ecco perché senno pericoloso…”

Provò a unire questo messaggio con quello trovato nella stanza in occasione del primo omicidio.

“Dunque: la psicologa usa il suo intelletto, che per l’assassino costituisce un pericolo, per scoprire cosa accade nell’interno di un riparo inattaccabile, cioè il manicomio criminale, da cui però niente deve emergere.”

Meditò alcuni istanti su questa conclusione.

“E questo spiegherebbe il modo in cui ha ucciso. Il capo della polizia penitenziaria, testimone scomodo, è stato privato dei sensi e Irene lobotomizzata, ossia privata del cervello, perché non avrebbe dovuto provare a capire.”

Sembrava suonare bene, ma le vene tagliate? E ancora: il resto della frase scritta dall’assassino?

“Tanta ricchezza assilla… quale ricchezza? Assilla… chi?”

No. Qualcosa non s’incastrava.

“Mi viene difficile pensare che si tratti di ricchezza economica… non corrisponde al profilo tracciato. Non è uno che ammazza per soldi. Allora di che ricchezza parla?”

Questo non gli era chiaro.

“Le vene tagliate… che nesso hanno con la lobotomia?”

Grabbi sospirò demoralizzato. Era di nuovo punto e a capo. Ebbe addirittura l’impressione che stesse perdendo tempo. Anche perché, come se il quadro non fosse già abbastanza ingarbugliato, si ricordò che la prima frase era stata modificata.

“Pure questa sarà stata modificata, solo che stavolta non ho l’originale per capire che cosa ha cambiato. E soprattutto, perché. Perché le cambia?”

Si era arenato, questo era chiaro anche a lui, ma ci sarebbe ritornato la mattina seguente, insieme a tutti gli altri. Intuiva che su quelle frasi avrebbe avuto ancora molto da lavorare. Adesso, l’unica cosa che gli restava da fare, era quella di concentrarsi sul coccio insanguinato. Non che costituisse un indizio più semplice da comprendere, ma se ne avesse decifrato il significato, avrebbe potuto giocare d’anticipo.



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